Vi racconto della Calabria, la sua gente e le bellezze naturali, ogni volta un piccolo episodio...

...per farvi conoscere la più sconosciuta e misteriosa regione d’Italia.

S1. E1 Come sono arrivata in Calabria?

Quando conobbi mio marito seppi che era cresciuto a Roma e che lavorava a Milano, ma scoprii ben presto che il suo cuore batteva per la Calabria, da cui viene la famiglia del padre.
Invece io, nata a Vienna e ancora vivente lì, non conoscevo l’Italia molto più dell’austriaco medio, il mare Adriatico, Grado, Bibione, qualcosa di Firenze e un po’ di Roma.
Quando il mio futuro marito parlò della ‘sua’ Calabria, che lui conosceva principalmente dalle sue vacanze e dalle storie di suo padre, gli chiesi dove fosse. Lui mi spiegò che era ancora più a sud della Puglia, verso la Sicilia. Io ne fui terribilmente irritata, perché ero stata a Santa Maria di Leuca in Puglia e mi avevano spiegato che era la fine dell’Italia …. Come era possibile che ci fosse qualcosa più a sud?
OOPS devo aver dormito durante geografia a scuola, pensai. Ma di lì a poco capii la relazione tra Puglia, Calabria e Sicilia.

S1. E2 Il mio primo viaggio in Calabria

È stata una vera avventura. In aereo prima a Roma e poi verso Lamezia Terme, era gennaio e non ci sono i voli diretti dalla Germania o dall’Austria. Allora bisognava ancora prendere le proprie valigie all’aereo e portarle dentro all’aeroporto.
All’arrivo era sera e non vidi molto, ricordo però tutte le curve ad una ad una ….
La mattina dopo, la grande sorpresa: una vista mozzafiato, al di la della mia più vivida immaginazione: la valle del fiume Savuto contornata da un mare di monti verdi e paesini.
Quello è stato il momento in cui ho pensato, SI potrei vivere in questa parte del mondo, ci sono quelle montagne di cui un’austriaca ha bisogno, contornate da entrambi i lati dal mare, come una ciliegina sulla torta.

S1. E3 I contrasti in Calabria

D’inverno si può sciare in Sila e sull’Aspromonte, d’estate ci si immerge nel mar Tirreno blu profondo o in quello blu chiaro dello Ionio.
Si può anche andare a passeggio/trekking nel più grande parco naturale d’Italia, e chi non viene azzannato da lupi o orsi può anche farsi il bagno nei freschi laghi del Pollino o della Sila.
Ma ci sono attrazioni anche per l’appassionato di cultura: una delle mie prime gite mi ha portato al castello di Vibo Valentia. Vero castello da difesa da visitare, nel cui negozio del museo ho trovato le descrizioni dei viaggio di Friedrich Leopold Graf Stolberg,  che visitò la Calabria nel 18° secolo incaricato dall’Imperatore d’Austria.

S1. E4 Il lato tirrenico

Voglio raccontarvi qualcosa del mare calabrese sul lato tirrenico, anche perché è il mare più vicino a casa nostra. Da bagnasciuga il mare è subito molto profondo, per questo anche così scuro.
Questo tratto di costa è caratterizzato da forti venti, infatti le isole Eolie non sono lontane e in giorni tersi si vedono perfettamente. I venti sono anche molto affidabili, ideale per praticare il kitesurf, il mio lido preferito con tanti kiter è a Gizzeria e si chiama Hang Loose Beach. Non è solo un ritrovo per sportivi, c’è anche un bar molto bello e un ristorante alla moda.
Rilassatezza e ‘coolness’ pervadono il posto, con offerte per surfer giovani ed esperti. Da maggio a giugno, prima della stagione estiva, è ritrovo per tutti i kiter europei.

S1. E5 Il calabrese classico

Sì è vero, il calabrese classico è un uomo scuro ed oscuro, ma per me da austriaca doc anche il vero tirolese è oscuro: sono convinta che è dovuto alle montagne.
Popoli montani sono sempre sospettosi verso lo straniero, potenziale nemico.
Ma al contrario del tirolese, che sorride appena identifica lo straniero come turista portatore di soldi, il calabrese sorride appena riconosce che non c’è vero pericolo e non ho trovato in nessun posto una ospitalità maggiore che in una famiglia calabrese che ha aperto il suo cuore.

S1. E6 gli uomini di strada

uomini in Calabria 1960 - cameraecolazione.bio

Nei paesi si vedono quasi solo uomini di qualsiasi età in strada in piedi, seduti, a giocare a carte e a seconda dell’orario con una birra, un bicchiere di vino o un caffè in mano. Le donne sono a casa, caste e occupate principalmente a cucinare. Da mangiare ce n’è sempre molto, anzi forse sempre troppo- e se non cucinano si occupano dell’orto o a mettere sott’olio o sott’aceto alimenti per l’inverno.

donne in Calabria 2020 - cameraecolazione.bio

Tra le 13 e le 17 i paesi sembrano svuotati, ognuno ha il suo modo di passare il tempo della siesta.
Nelle città la parità dei sessi è stata recepita alla maniera del sud: le donne invadono i bar o i locali in gruppo, o almeno in due, e sono felici di stare tra amiche.

S1. E7 un piccolo aneddoto

Nei primi anni andavamo nel nostro paese in Calabria quasi solamente d’estate, andavamo nella casa dei miei suoceri.
Un giorno mio suocero mi chiede se ho voglia di accompagnarlo a Santa Croce ed essendo molto curiosa e desiderosa di assorbire tutto io lo seguii. Siamo partiti lungo strade sterrate e siamo arrivati alla casa di alcuni agricoltori. Mio suocero scende, parla con la coppia che esce dalla casa, fa caricare pomodori ed altro e ….. torniamo a casa.
Che grande delusione, per me che non parlavo veramente italiano Santa Croce poteva essere o una chiesa e non una casa, un luogo in mezzo al niente, o … ve lo racconto la prossima volta.

S1. E8 La vera prima volta a Santa Croce

Il giorno dopo metto mia figlia nel passeggino con l’idea che con lei fossi, in un paese che ama i bambini, protetta dalle persone che guardano sempre arrabbiate. Ero incuriosita di conoscere un po’ meglio i paesani.
Quindi parto, salite e discese, e alla fine arrivo a Santa Croce incontrando la coppia del giorno prima con le facce scure.
Sfodero subito la mia piccola dal passeggino e la tengo tra me e l’uomo: lui mi parla in calabrese, un dialetto principalmente derivato dall’antico greco, ed io cerco di rispondere come posso, in un miscuglio di spagnolo e poco italiano.
In pratica nessuno ci capisce nulla, ma grazie alla bambina ed a larghi sorrisi, anche lui si ammorbidisce. Ricciotti si chiama quest’uomo e lui e sua moglie sono diventati i miei primi insegnanti in Calabria.

S1. E9 Una terrona

Così ho imparato moltissimo da Ricciotti e Giovanna: potevo infilare il mio naso dappertutto e mia figlia è cresciuta sana e felice tra capre, pecore, cani con buon cibo creato con buoni ingredienti.
Dopo qualche tempo ricevetti un complimento che per me è il più bello di sempre, non sei proprio del nord “sei una terrona come noi”, in realtà una parola inventata come offesa e denigrazione e che esprime tutta la superiorità che il nord sente rispetto al sud.
Ma detta da un calabrese, fiero e indomabile, è stato un grandissimo complimento e io seppi di aver trovato una nuova patria.

S1. E10 Lavarsi le mani in montagna

Ho avuto anche un altro maestro, che viveva in montagna in una zona chiamata Molinara.
Mi ha insegnato molte cose del sud: di quali piante si possono preparare grappe particolari, strofinando quali fiorellini, che crescono vicino alle sorgenti, si produce una specie di sapone con cui lavarsi le mani. Qualche volta partivamo assieme. Lui portava le sue mucche a pascolare, poi ci sedevamo sotto un grande ciliegio, tagliava 2 rami e ognuno mangiava le sue fantastiche ciliegie nere e piene direttamente dal ramo, assaporando la vista della valle del Savuto di fronte a noi e le tante storielle di una vita difficile e piena.

S2. E1 Il Lutto

Una parte importante della vita è la morte e in questa regione il lutto con la bara aperta è molto sentito.
Il modo più tradizionale è quello più commovente: la vedova (in genere sopravvive la moglie) accoglie gli ospiti che vengono a portare i loro rispetti, presentandoli al defunto e raccontando eventi vissuti assieme.
È veramente profondo e commovente. Inoltre si lascia anche del cibo vicino alla bara, in modo da rifocillare gli avi che accompagneranno il defunto.

S2. E2 Reggio Calabria

E ora torniamo alla bella vita e andiamo a visitare Reggio Calabria.
Da quando l’autostrada è stata completata, non è più un problema e in 1 ore e mezza in auto si è arrivati.
Dopo aver parcheggiato, è obbligatoria una passeggiata sul “lungomare più bello d’Italia” secondo Gabriele d’Annunzio, scrittore e poeta.
La passeggiata è costellata da bar e gelaterie molto carini, dove si possono assaggiare dei magnifici aperitivi.
Si può sicuramente ordinare anche in tedesco o in inglese, perché spesso ci sono Calabresi che hanno vissuto la loro gioventù all’estero e si ricordano ancora la lingua usata in passato.

S2. E3 I bronzi di Riace

Dopo la passeggiata è sempre interessante visitare il museo nazionale di Reggio Calabria.
Si trovano oggetti dall’età della pietra fino alla tarda età romana, inoltre è l’unico museo del mondo costruito intono ad una necropoli.
Ma l’attrazione maggiore sono certamente i bronzi di Riace.
La Calabria dovette lottare a lungo per il loro ritorno, poiché al nord dopo il restauro non si era convinti che in Calabria si potessero esporre in modo sicuro: oggi ognuno se ne può convincere di persona, sono bellissimi e al sicuro.
Di fronte al museo, dopo lo sforzo museale, si deve far visita ad una ottima e rinomata gelateria e con il gelato in mano si può godere di una passeggiata sulla strada principale, una bella esperienza vedere da vicino quelle case e quei negozi.

S2. E4 La cipolla di Tropea

Un'altra bella gita è andare a vedere Tropea e Pizzo.
Quando deciso, bisognerebbe partire presto e andare direttamente a Tropea.
È forse il luogo più conosciuto della Calabra, il mare ha un colore che altrimenti si conosce solo ai Caraibi.La città è costruita su una roccia a picco sul mare, contornata dal mare con spiagge fini che invitano chiunque ad assaporare il sole e fare una bella nuotata.
Nella cittadina ci sono bellissimi negozietti, trattorie e gelaterie molto invitanti e le passeggiate per raggiungerle sono occasione per osservare bei palazzi e raggiungere il duomo. Ma il prodotto più conosciuto è la cipolla di Tropea, rossa, dolce e apprezzata in tutto il mondo culinario.

S2. E5 Mare per bambini a Pizzo

Una volta siamo andati a Pizzo alla ricerca di una spiaggia adatta alla nostra piccolina; bisogna considerare che il mar Tirreno diventa profondo molto velocemente e quindi bisogna stare particolarmente attenti con i bambini piccoli.
Dopo la nuotata, ho scoperto di non aver portato il pannolino di riserva, nessun negozio era aperto (era prima delle 17) …. così mi sono messa alla ricerca di qualche mamma italiana, purtroppo senza molto successo poiché o non ne avevano o non erano ancora scese in strada.
Ma la fortuna mi ha aiutato: ho trovato una famiglia di un pescatore con un numero imprecisato e alto di figli e con una figlia esattamente dell’età della mia. Inoltre il pescatore aveva organizzato in mare qualcosa di simile ad una piscina: ci è piaciuto così tanto che nei giorni ed anni seguenti siamo spesso tornati lì.

S2. E6 Giada il delfino

La figlia del pescatore, Giada divenne la migliore amica-di-mare di nostra figlia Clarice.
Giada, piccola, abbronzatissima con occhi verdi e Clarice l’opposto, più grande, chiara di carnagione con occhi grigio-verdi si piacquero dal primo momento. Ci meravigliammo moltissimo come, mentre Clarice arrancava ancora con braccioli, Giada nuotava già come un delfino. Chiesi alla madre come avesse fatto ad insegnarglielo e mi spiegò che la piccola, appena nata, era stata presa dai fratelli e buttata a mare per vedere cosa sarebbe successo ……
L’esperimento funzionò alla perfezione e la piccola nuotava con 3 anni come un pesce. Anche Clarice imparava a nuotare e le ragazze stavano tutto il giorno in acqua o raccoglievano “sabbia d’oro” in bottiglie ed erano per tutti la bianca e la nera.
La bianca saltava subito all’occhio quando riemergeva dall’acqua!

S2. E7 Il tartufo di Pizzo

E ora a Pizzo: il paese è stato anche testimone di tragici eventi storici. Quando il generale Murat, viceré di Napoli e cognato di Napoleone fu cacciato da Napoli e cercò riparo a Pizzo, fu rintracciato e fucilato.
Grazie alla posizione bellissima ed alla terrazza romantica, si possono vedere dei tramonti mozzafiato.
Da sempre la terrazza è punto di ritrovo di coppiette innamorate e probabilmente non pochi si sono proposti fidanzati o mariti. Ma prima di scioglierci in romanticismi, spostiamo la nostra attenzione ad altri piaceri, in particolare al gelato che consideriamo migliore del mondo, il tartufo originario di Pizzo, quasi così famoso come la Sachertorte, ma molto migliore e la gelateria che preferisco è la Chez Toi.
Il proprietario prepara i tartufi in una piccolissima cucina e se si è fortunati si può anche osservare il maestro al lavoro.

S2. E8 La chiesa di Piedigrotta

Poco fuori Pizzo si trova e si può visitare una chiesa in una grotta chiamata Piedigrotta. Vale veramente la pena raccontarne la leggenda.
Dopo una tempesta importante una nave naufragò nei paraggi, ogni nave a quei tempo portava con se una immagine della Madonna. I marinai si poterono salvare sulla spiaccia e furono accolti dalla popolazione locale. Il giorno seguente, andando alla spiaggia per cercare cosa fosse rimasto del naufragio, trovarono spiaggiata l’immagine della Madonna. La portarono subito in chiesa e ci fu una messa di ringraziamento. Il giorno appresso era sparita e fu ritrovata di nuovo in spiaggia, e così per molti giorni di seguito. Allora fu deciso di lasciarla in una grotta lì vicino, la grotta diventò una chiesetta e con il tempo e alcuni scultori amatoriali del luogo, lavorando il tufo crearono una vera opera d’arte. Si vedono diverse scene religiose, ma anche eventi politici come per esempio l’incontro tra Kennedy e Brezhnev – in pratica una chiesa vivente!
La grotta può essere visitata dalla primavera all’autunno, d’inverno è spesso invasa dal mare.

S2. E9 Emigrazioni

Fion racconta-Emigrazioni

Le emigrazioni dei calabresi si sono svolte in diversi episodi, la prima grande ondata, alla fine del 19mo secolo fu caratterizzata dalla partenza di giovani uomini che lasciavano la patria alla ricerca dei soldi nel grande sogno americano, ma avevano sempre il pensiero di tornare a casa. Quelli che ce la facevano tornavano in patria e compravano terra, spesso quella lavorata da loro o dai loro avi. La seconda grande ondata è avvenuta negli anni 30, furono così tanti che Mussolini dovette emettere un divieto di emigrazione. Negli anni 60 la maggior parte degli uomini portarono con se le mogli e le mete privilegiate erano Svizzera, Germania e Italia del nord. Ma quando i primi bambini iniziavano la scuola di solito tornavano in patria le madri con i bambini e i padri continuavano a mandare soldi e durante le vacanze costruivano le case per loro e per le generazioni future.
Oggi chi emigra fa le valigie, sceglie la nuova patria dove rimanere per sempre.

S2. E10 le teste dure

I calabresi sono teste dure, come i viennesi, anche se mio marito dice di non fare sempre di tutta l’erba un fascio. Ma una piccola differenza c’è: i viennesi non hanno sentimenti di onore e famiglia così forti.
Se ho un problema con un calabrese, posso essere veramente certo che nessuno, dico nessuno, veramente nessuno della sua famiglia vorrà più avere contatto con me o la mia famiglia. E intendo la famiglia allargata. Finiscono amicizie, anche di membri di famiglie che non hanno avuto nulla a che vedere con il problema.
In questi aspetti ci si sente più vicini alla cultura araba che europea!

S3. E1 Catanzaro

Episodio 1 stagione3-Fion- racconta

Abitiamo esattamente tra il moderno capoluogo Catanzaro e l’antica capitale Cosenza e nei prossimi episodi racconterò di entrambe.
Catanzaro si è sviluppata nel periodo bizantino ed è stato un caposaldo contro gli attacchi dei saraceni, ma raggiunse l’apice durante il regno degli Aragona.
Dal medioevo è stata il centro della produzione di stoffe in seta e damasco in Europa, ma dai primi anni del XIX secolo, provocato da una malattia del baco della seta, è iniziato il declino di questo settore. I tessitori hanno lasciato la città o si sono dedicati ad altro e l’economia a Catanzaro purtroppo non è più tornata agli antichi splendori.
La città è costruita su tre colline dominanti sul circondario e si raggiunge con alti ponti. Quello più imponente si chiama ponte Bisantis ed è costruito ad arco unico, il più ampio di tutta l’Italia. Quando si arriva di notte a Catanzaro sembra di arrivare ad Utopia, una vista fantastica di una città aerea sottolineata dall’ottima illuminazione.

S3. E2 Cosenza

Cosenza, città famosa per storia e personaggi; i tedeschi la conoscono per il famoso poema di August von Platen, che la cita ed il suo fiume Busento. Si narra del visigoto Alarico, primo barbaro ad invadere Roma, che morì proprio a Cosenza e fu sepolto con cavallo, armatura ed un immenso tesoro sotto il letto del fiume per paura che i Romani lo trovassero. La sua sepoltura viene cercata dagli archeologi ancora oggi!!!
Cosenza impressiona anche per la sua fortezza normanna. Nella parte vecchia della città vale la pena visitare la chiesa di San Francesco di Assisi, la chiesa dei Domenicani e, naturalmente, il Duomo. Accanto al Duomo si trova un ristorantino molto carino e buono per godere della cucina e di vini calabresi. Nella parte nuova della città, lungo il corso G. Mancini, si trova un museo a cielo aperto con sculture di artisti famosi che sono stati donati alla città dal collezionista C. Bilotti.

S3. E3 Viaggiare al sud

Vorrei ora toccare un tema abbastanza spinoso su cui spesso mi chiedono di esprimermi: il tema della mafia che in Calabria si chiama ’ndrangheta.
Bisogna come prima cosa chiaramente affermare che chi viaggia al sud non ne viene colpito e anzi in realtà non si accorge nemmeno che esiste.
Molto è stato scritto sull’origine del fenomeno criminale, sul perché si sia sviluppato in particolare al sud, è chiaramente da mettere in connessione con la passata forte povertà e le ingiustizie sociali distribuite. Bisogna anche considerare che la mafia si è ormai sviluppata in tutta l’Europa e nel nord Italia come anche nell’area tedesca. È la mia ferma convinzione che chi non ne è direttamente un membro, in realtà non vuole avere rapporti perché tutti sappiamo che ci si può solo perdere.
Poi ci sono sempre persone straordinarie che con mezzi ed organizzazioni diverse si oppongono a questa forma di criminalità.

S3. E4 San Giovanni in Fiore

La gita a San Giovanni in Fiore è perfetta in un giorno di calura estiva, il paese è nella Sila e chiaramente in montagna d’estate è sempre più fresco che in marina.
Il figlio più famoso della città è Gioacchino da Fiore, abbate dell’abbazia cistercense di Corazzo e poi fondatore dell’ordine florense alla fine del XII secolo. Studiò le rivelazioni delle sacre scritture con il permesso papale. È stato un pensatore dell’umanità compiuta, influenzò Dante Alighieri, che lo inserì nel paradiso della Divina Commedia, tra i beati sapienti. Tra i tanti studiosi della teologia di Gioacchino spicca il Papa Emerito Benedetto XVI.
Nel paese di San Giovanni in Fiore si è sviluppata nel tempo l’arte dell’oreficeria, una o due volte l’anno arrivavano commercianti a dorso di asino portando oro in paese e venivano prodotti gioielli ed ornamenti famosi in tutta la Calabria.
Oggi nel piccolo museo cittadino si possono ancora osservare oggetti di altissima fattura.

S3. E5 L’ospitalità in Calabria

Chi sia mai stato ospite in casa di calabresi sa che serve uno stomaco espandibile ed un fondoschiena pronto per una dura prova di resistenza. Dopo un saluto di cuore, ci si siede quasi subito a tavola e la padrona di casa inizia a fare da spola tra cucina e tavolo e... quando si pensa di avere il controllo sulle ottime cibarie che arrivano è proprio il momento in cui arrivano le massime delizie!
Dopo gli antipasti e il primo arriva di solito carne in genere accompagnata da patate in differentissime composizioni e inizia la via della sofferenza. Se si tenesse tutto sotto controllo, si osserverebbe che i padroni di casa mangiano sempre meno e animano gli ospiti sempre più al consumo. Si susseguono verdura ed insalata, poi in genere si riesce ad evitare il secondo pezzo di torta e ci si butta con piacere su caffè e grappa, senza i quali sembra che il mondo ci crolli addosso.
Quando ci si sente di riuscire ad arrivare a casa solo gattonando, si può immaginare un ghigno sul viso della padrona di casa “abbiamo vinto ancora una volta!”  e ci si può preparare ad una notte insonne…

S3. E7 Tiriolo

Oggi vi racconto di quando nostra figlia è stata scambiata per Maddy, scomparsa solo da poco tempo.
Eravamo, Clarice ed io, a fare una gita con amici austriaci a Nicastro, la cittadina medioevale più vicina a casa nostra. Eravamo stati a visitare le rovine del castello normanno e camminavamo lungo il vecchio corso quando una signora saltò fuori da chissà dove urlando: “ho trovato Maddy”. Prese la mano libera di Clarice e iniziò a strattonarla. Il nostro amico omone alto e largo, chiamato amichevolmente ‘Beutelratte’ (mammifero marsupiale) da mia figlia, prese subito a protezione Clarice. La signora probabilmente spaventata dalle dimensioni dell’uomo si ritirò dalla scena e l’assembramento lentamente si sciolse.
Che spettacolo! In realtà le somiglianze dei bambini erano solo l’età prossima, il capello biondo con la riga centrale come molti altri bambini ‘nordici’ – ma qui al sud ce ne sono pochi così.

S3. E6 Maddy

La città dei due mari, sormontando la parte più stretta dell’Italia da qui si possono osservare sia il mar Tirreno che il mar Ionio. Tiriolo era già un centro importante ai temi dei Brutii, gli abitanti originari di questa zona. Si dice che basta scavare un po’ per trovare monete, cocci ed altri oggetti antichi. Recentemente è stato ritrovata una tomba durante lo scavo per le fondamenta di una casa: purtroppo si possono riconoscere i segni dei denti dell’escavatore. Grazie alla moltitudine dei ritrovamenti è stato creato nel tempo un piccolo museo archeologico. Uno dei ritrovamenti più interessanti è una tavola del periodo romano su cui sono iscritte le regole di come organizzare una festa. L’originale è visibile nel Kunsthistorisches Museum a Vienna.

S3. E8 La pacchiana

A Tiriolo si trova anche il museo della pacchiana, vestito storico popolare calabrese. La pacchiana si riconosce da una ampia gonna variamente decorata al fondo che viene arrotolata e annodata in modo artistico sul fondoschiena. La vestizione inizia con una camicia bianca e lunga, coperta con un telo marrone scuro se celibe, rosso se sposata, nero se vedova arrotolato intorno al corpo. Sopra si mette la gonna di lunga 7 metri come minimo e un corsetto che evidenzia le forme femminili. Si dice che un tempo le donne mettevano nella scollatura il cibo per la giornata o, durante l’inverno, tenevano il baco da seta per mantenerlo alla stessa temperatura e superare il freddo. Purtroppo qui in Calabria le donne non vogliono sembrare arretrate e quindi la pacchiana non si trova più usata nel quotidiano, ma ancora molte risparmiano per crearne una e vestirla nella bara.
Io me ne sono fatta fare una e chi mi vede così vestita spesso crede che io indossi una creazione di Vivienne Westwood, per quanto sia colorata e pomposa.La città dei due mari, sormontando la parte più stretta dell’Italia da qui si possono osservare sia il mar Tirreno che il mar Ionio. Tiriolo era già un centro importante ai temi dei Brutii, gli abitanti originari di questa zona. Si dice che basta scavare un po’ per trovare monete, cocci ed altri oggetti antichi. Recentemente è stato ritrovata una tomba durante lo scavo per le fondamenta di una casa: purtroppo si possono riconoscere i segni dei denti dell’escavatore. Grazie alla moltitudine dei ritrovamenti è stato creato nel tempo un piccolo museo archeologico. Uno dei ritrovamenti più interessanti è una tavola del periodo romano su cui sono iscritte le regole di come organizzare una festa. L’originale è visibile nel Kunsthistorisches Museum a Vienna.

S3. E9 Il Vancale

Il vancale è un componente importante della pacchiana, il vestito tradizionale popolare calabrese, ed era parte del corredo. Si tratta di una sciarpa lunga circa due metri a bande orizzontali con tonalità di base nera o rossa fatta in seta o lana. Il corredo si conservava in un cassettone di legno, detto banca e veniva coperto con questo bellissimo e prezioso scialle, da cui il nome vancale (banca=vanca). Un tempo il corredo era per la maggior parte delle donne l’unico possedimento che portavano nel matrimonio.

S3. E10 Amantea

Amantea è una cittadina molto affascinante, posto di mare sul lato tirrenico e poco lontano da noi. Pare sia anche ideale per il body-surf. La città era già in tempo arcaici colonia greca e il nome Amantea è usato per la prima volta nel VII secolo dopo Cristo. Nel 839 è stata conquistata dagli arabi che ne fecero sede di emirato, ma già nel 885 i bizantini con l’aiuto della popolazione riconquistano la città. Nel 1630 venne comprata dal principe di Belmonte, ma i cittadini si ribellarono e liberarono la città ricomprandola direttamente, sottostando così solo al Re di Napoli.

S4. E1 Squillace

Oggi vi porto sull’altra sponda della Calabria, sul mar Ionio, la costa che viene chiamata ‘Costa degli Aranci’.Dopo una giornata rifocillante in spiaggia, nel tardo pomeriggio più fresco si può andare a visitare la città di Squillace, in montagna un paesino medioevale e in marina un sito archeologico molto interessante.Il luogo è molto importante durante il periodo della Magna Graecia, chiamato Skyllation, la cui fondazione nel mito è addirittura attribuita ad Ulisse.In epoca romana la città è chiamata Minerva Augusta Scolacium, patria di Aurelio Cassiodoro, chiamato ‘l’ultimo romano ed il primo italiano’.Inoltre anche molto interessante da visitare è la chiesa di Santa Maria a Roccella, costruita dai normanni alla fine dell’XI secolo le cui fondamenta mostrano lo stile bizantino, l’anfiteatro, le terme ed i resti dell’acquedotto.

S4. E2 Le vasche di Cassiodoro

Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore è un personaggio di una importante famiglia aristocratica senatoriale dell’Impero Romano e visse nel VI secolo dopo Cristo. Dopo la carriera politica con importanti incarichi si ritirò in età avanzata nelle terre di famiglia a Squillace in Calabria. Fondò il monastero di Vivarium, nome che deriva dalle molteplici vasche per l’allevamento dei pesci intagliate nelle rocce a bordo mare, fino ad oggi impressionano il mare cristallino e la sabbia bianca. Le vasche possono essere visitate dal lido di Copanello o nuotando lungo le rocce o, con più fatica, arrampicandosi tra rocce e arbusti … in ogni caso valgono una visita.

S4:E3 Paola

Un’altra gita molto interessante ci porta a Paola. È la meta di pellegrinaggio più importante in Calabria. Paola è la città di nascita di Francesco, forse il santo più conosciuto del meridione. Principalmente asceta, ma anche uomo sempre umile e disponibile per tutti, taumaturgo. Ha fondato l’ordine dei Minimi, chiamati in lingua tedesca anche Paulaner. Gli si attribuiscono diversi miracoli, il più spettacolare dei quali è stato quando, dovendo passare lo stretto di Messina, appoggiò il proprio mantello sull’acqua e lo stesso mantello fece passare indenne lo stretto a lui ed ad un suo confratello. In età avanzata fu inviato contro la sua volontà dal Papa alla corte francese, ove morì dopo quasi 20 anni. Si invoca San Francesco da Paola per l’infertilità e c’è al santuario una fonte della cui acqua si dice portare miracoli a chi ne beva. A Vienna, mia città di origine, Francesco viene molto sentito, infatti si trova la chiesa Paulanerkirche e la strada Paulanergasse.

S4:E4 Fiumefreddo Bruzio

Vienna (che coincidenza) era il nome della madre di Francesco da Paola, che naque a Fiumefreddo Bruzio, stupendo paese vicino a Paola. Vale la pena anche passare da Fiumefreddo, costruita su uno spuntone di roccia a 200 metri sul mare e con ruderi di un castello benpiazzato che lascia libero sfogo alla fantasia. Nel 1531 il feudo fu affidato dall’imperatore Carlo V Asburgo al marchese Ferdinando De Alarcon-Mendoza. È di quest’epoca il portale d’ingresso ‘michelangiolesco’, molto di moda allora e oggi valevole di visita. Tra il 1806 e 1807 la zona fu fortemente danneggiata dalle truppe napoleoniche, ragione per cui, oltre ai terremoti, si intravede poco di antico. Annotiamo inoltre che il paese è inserito nella lista dei più bei borghi d’Italia.

S4:E5 Scilla e Cariddi

Scilla e Cariddi, mostri terribili dell’antica mitologia greca che sorvegliano e controllano lo stretto di Messina. Omero descrive nella sua Odissea Scilla come il mostro più piccolo, abitante il lato calabrese dello stretto e Cariddi come una ninfa terribile, figlia di Poseidone (dio del mare) e Gea (terra), abitante il lato siciliano. Lo stretto è così profondo e il mare ha un colore molto scuro con correnti che arrivano a 200 cm/secondo. Spesso si formano mulinelli, chiamati le bocche di Cariddi. Il mare è così tormentato e cangiante che ci si può veramente immaginare come questo posto incredibile abbia ispirato ed influenzato la mitologia. Oggi il paese di Scilla è un villaggio di pescatori che invita ad una tranquilla passeggiata, in particolare vale la pena andare a Chianalea, dove si trovano molti piccoli locali con offerta di pesce fresco. Ad ottobre si festeggia il festival del pescespada, in onore della pesca tradizionale di pescespada del periodo: un’esperienza unica.

S4:E6 Sacchi neri per la spazzatura

Oggi vi racconto una piccola avventura che ho potuto vivere con una mia conoscente. Ero solo da poco in Calabria e una amica austriaca era venuta a trovarmi. Come quasi tutti quelli che nel tempo sono venuti a trovarmi anche lei aveva portato con se una valigia di pregiudizi, che possono essere eliminati solo lentamente e con molto lavoro.

Per mostrarle la bellezza del capoluogo della Calabria, andammo a Catanzaro. A quei tempi non sapevo ancora che il traffico è regolato in modo che si sale da una parte della collina e si scende dall’altra, quindi mi trovai già ad uscire dalla città prima ancora di esserci entrata! Ci trovammo proprio sotto il famoso ponte Morandi, luogo ‘ancora’ usato come discarica. Quindi trovammo molti sacchi della spazzatura neri che erano gonfiati per il calore. L’amica era subito convinta ed impaurita pensando che fossero pieni di parti mozze di cadaveri. Diventò veramente isterica e mi impedì di fermarmi, aprire il finestrino e chiedere indicazioni per la via. Così ci mettemmo ore per ritrovare la via per l’autostrada. Era chiaramente un forte pregiudizio, ma in fondo ero felice che all’amica non avesse avuto un attacco di crepacuore.

S4:E7 Rossano

Oggi la gita ci porta a Rossano, città piena di attrazioni, particolare menzione merita il Codex Purpureus Rossanensis, un ricchissimo evangeliario greco su carta di colore purpureo. È rimasto ancora il vangelo completo di Matteo e parti di quello di Marco come anche una lettera di Eusebio di Cesarea, scritto probabilmente in Siria nel VI secolo e salvato ad opera di monaci nel VII secolo che lo portarono in Calabria al riparo dall’avanzata araba. Anche la cattedrale Maria Santissima Achiropita è molto interessante, che tra l’altro conserva l'icona della Madonna Acheropita, opera in stile bizantino databile non oltre l'VIII secolo, che secondo la leggenda non fu dipinta da mano umana. Degna di nota anche un’altra chiesa, dedicata a San Nilo, ricostruita durante il Barocco. Rossano è anche il centro della produzione della liquirizia. La ditta Amarelli è una delle più antiche società familiari d’Italia e conosciuta in tutto il mondo. La liquirizia si estrae da una radice e chi ne volesse sapere di più può andare a visitare il museo Amarelli.

S4:E8 Sibari

Un po‘ distante da noi si trova Sibari, oggi una pianura molto fertile ma durante la Magna Graecia sede di una città importantissima, fondata dai greci nel 720 a.C., potente e ricca. Ancora oggi si usa dire sibaritismo per uno stile di vita di persona amante del lusso o dei piaceri raffinati. Nel 510 a.C. ci fu una rivolta a seguito della quale i cittadini più abbienti fuggirono nella citta di Crotone poco più a sud. Sybaris fu quindi completamente distrutta e solo nel 1932 furono ritrovate le rovine della città. A partire dal 1969 furono fatti scavi archeologici che oggi possono essere visitati. A Laghi di Sibari c’è un piccolo museo affascinante dove si possono osservare gli oggetti rinvenuti durante gli scavi. Kroton, anche essa fondata nel 710 a.C. dai greci, fu poi conquistata nel 277 a.C. dai Romani nella loro espansione verso il sud. Nelle vicinanze si trova Capo Rizzuto, dove il mare brilla dall’azzurro al verde smeraldo con un parco marino, il più grande d’Italia.

S4:E9 Ma non è tutto oro quello che luccica in Calabria

La politica comunale funziona a modo proprio: non si elegge in realtà il programma del politico, ma diventa sindaco chi ha la famiglia più numerosa; qualcuno è anche bravo a mettere in lista sostenitori con molti parenti. C’è chi dice che i voti si possono anche ottenere con pochi soldi. Quindi ci si può facilmente immaginare che, dopo le votazioni, ci sono molti intrecci di favori e debiti. Ma anche nelle poste alcuni funzionari sono al posto sbagliato, spesso sono sovraccarichi e può succedere che si passa mezza giornata ad aspettare in posta. Ecco un piccolo episodio: una figlia di media età va a prendere la pensione della madre in posta. Poiché la madre, analfabeta, è allettata e non può andare di persona, la figlia mostra alla funzionaria tutti i documenti, anche la carta di identità firmata con 3 croci. La funzionaria è inamovibile, segue alla lettera le procedure e vuole vedere la signora anziana in posta, anche se conosce la famiglia e la signora personalmente. In posta deve quindi andare tutto secondo le regole e se necessario la figlia dovrà portare la madre negli uffici in ambulanza.

S4:E10 Il ponte romano, detto di Annibale

Nella valle del Savuto, vicino a Scigliano si trova un ponte romano chiamato di Sant’Angelo o ponte di Annibale. Secondo la leggenda, Annibale lo passò con i suoi elefanti, ma chiaramente non è documentato. È in realtà uno dei ponti più antichi d’Italia, del II secolo dopo Cristo ed è stato posto sotto la tutela dell’UNESCO. Il ponte è parte della Via Annia Popilia, vicino alla stazione Ad Sabatum Flumen, che connette Capua con Reggio Calabria.

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